Emergency Within an Emergency, Exploitation of Migrant Children in Greece

La protección de los niños refugiados contra el abuso sexual, Informe sobre.

Consejo de Europa / Council of Europe 
(6 de Marzo de 2017).



El Consejo de Europa ha presentado el 06/03/2017 un nuevo informe centrado en la protección de los niños afectados por la crisis de los refugiados contra la explotación y el abuso sexuales. 
La recolección de datos no exhaustivos, las condiciones de recepción inadecuadas, los problemas con la verificación de la edad y la identificación de las víctimas se encuentran entre los desafíos clave identificados en este informe. 

Nota de Prensa
Il nuovo rapporto sull’azione condotta per proteggere dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali i minori rifugiati segnala problemi per la raccolta dei dati, l’identificazione delle vittime e la loro protezione

Strasburgo 06.03.2017 - È stato pubblicato in data odierna un nuovo rapporto sull’azione condotta per proteggere dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali i minori colpiti dalla crisi dei rifugiati. Tra i principali problemi riscontrati, si rilevano l’incompletezza dei dati raccolti, le condizioni inadeguate di accoglienza, le difficoltà incontrate per l’accertamento dell’età reale e per l’identificazione delle vittime.

Pur non essendo disponibili dati aggregati sul numero complessivo dei minori colpiti dalla crisi dei rifugiati in Europa, l’ENOC, la Rete europea dei garanti per l’infanzia, stima che nel 2015 almeno 337.000 minorenni siano stati registrati come richiedenti asilo, tra cui 88.300 bambini non accompagnati. Gli Stati considerati nell’indagine incontrano difficoltà molto maggiori a fornire dati o stime sul numero di bambini che non hanno chiesto asilo.
Come riscontrato per il numero di vittime di abuso sessuale o sfruttamento, soltanto un numero molto ridotto (*) dei 41 paesi coinvolti nell’indagine è stato in grado di fornire delle cifre, mentre altri hanno indicato che non c’erano segnalazioni di casi di vittime o che non esistevano dati per confermarlo. La maggior parte dei Paesi Parti contraenti della Convenzione ha tuttavia riconosciuto l’esistenza di un numero maggiore di casi di abuso sessuale rispetto alle cifre ufficiali. Tale situazione può essere dovuta sia alla mancanza di capacità da parte delle autorità di ottenere i dati sia alla mancata segnalazione della violenza da parte dei minori stessi.
“Le mancate segnalazioni di abuso e sfruttamento sessuale di minori rifugiati rappresentano una grande sfida”, ha dichiarato il Segretario generale Thorbjørn Jagland. “Siamo consapevoli che la crisi dei rifugiati ha messo le autorità degli Stati membri a dura prova. Incoraggiamo tuttavia i governi a lavorare con le ONG e a organizzare sistemi efficaci per la raccolta dei dati e servizi di assistenza destinati ai minori che possano condurre a una migliore dichiarazione dei reati e identificazione delle vittime”, ha proseguito.

Il rapporto concentra le sue analisi sui minori che hanno meno di 18 anni. Ai sensi della Convenzione di Lanzarote adottata dal Consiglio d’Europa, in caso in cui sussistano dubbi sull’età, la vittima deve essere considerata come un minore e ricevere la protezione e l’assistenza necessarie, nell’attesa della verifica della sua età. Sull’insieme dei paesi oggetto dell’indagine, solo l’Ungheria non segue tale principio e tratta tali persone come adulti, con la conseguenza di lasciarli in gran parte privi di protezione, anche contro gli abusi sessuali. Questo rappresenta una delle principali preoccupazioni del Comitato di Lanzarote, che esorta l’Ungheria ad adottare i provvedimenti legislativi e ogni altra misura necessaria al fine di garantire l’applicazione del principio del “beneficio del dubbio”.

Il Comitato di Lanzarote invita gli Stati a verificare i legami familiari esistenti tra i minori e gli adulti che li accompagnano e di accertarsi se siano o meno parenti o persone che si prendono cura di loro, al fine di proteggerli contro eventuali abusi sessuali o sfruttamento commessi o facilitati da tali adulti.

Il Comitato di Lanzarote afferma che tutte le Parti contraenti devono garantire che sia effettivamente vagliata l’idoneità di tutte le persone, professionisti o operatori volontari, che si trovano a lavorare a stretto contatto con minori rifugiati, che siano adeguatamente formati e che si stabiliscano pratiche di verifica e controllo.

L’aumento del numero di minori colpiti dalla crisi dei rifugiati esercita ugualmente enormi pressioni sulle strutture ricettive e di accoglienza; i bambini sono spesso ospitati in palestre, in ex caserme o in altri alloggi provvisori. Un’illuminazione insufficiente e la necessità di condividere i servizi sanitari e i dormitori con gli adulti espongono particolarmente i minori al rischio di reati sessuali e di molestie. Inoltre, la durata delle procedure di asilo offre un’opportunità agli autori di reati sessuali di individuare e adescare i bambini. Il Comitato di Lanzarote invita gli Stati parti contraenti a garantire strutture di accoglienza sicure per i minori e soluzioni di collocamento di lungo periodo, ad esempio presso famiglie affidatarie.

I bambini dovrebbero essere affidati a tutori, il cui ruolo è essenziale per costruire la necessaria fiducia per aiutarli a superare timori e tabù culturali, consentendo in tal modo di svelare eventuali casi di sfruttamento o abuso sessuale. Si devono inoltre istituire servizi di assistenza telefonica o online, ed è necessario fornire un’adeguata assistenza terapeutica.

Il testo del rapporto sarà pubblicato qui il 6 marzo 2017.


Contatto: Tatiana Baeva, Portavoce/Addetta stampa, Tel. +33 3 88 41 21 41 

Revista GSIA mes de Marzo 2017

Asociación GSIA

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Actualidad y reflexión sobre la realidad que viven millones de niñas, niños y adolescentes en nuestra sociedad y en nuestro mundo.

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Acceso a la justicia en casos de violación de derechos de niños en centros de protección: Guía

(Cuando al Estado no le importa)

El 23 de marzo, la Red Internacional por los Derechos de los Niños (CRIN, Child Rights International Network) publicó una guía titulada ‘When the State Doesn’t Care’ (Cuando al Estado no le importa). 
Ésta examina las herramientas legales y prácticas disponibles que permiten obtener reparación de agravios en casos de violaciones de derechos de niños en centros de protección en Europa oriental, del sureste y en el Cáucaso. 


Esta publicación sigue al informe global del CRIN sobre el acceso a la justicia para los niños, publicado en 2016. 

Muchos informes han subrayado la negligencia y los abusos que sufren todavía los niños que viven en centros de protección en varios países. 
Esta guía proporciona las opciones disponibles para el acceso a la justicia en 11 países: Albania, Armenia, Azerbaiyán, Bielorrusia, Bulgaria, Georgia, Moldavia, Rumania, Rusia, Serbia y Ucrania.


La guía analiza el derecho nacional, regional e internacional, recopilando los mecanismos de reparación para niños cuyos derechos han sido violados, los disponibles durante o después de su estancia en estas instituciones.

Entre los numerosos factores que explican por qué estos abusos siguen ocurriendo, CRIN pone de relieve la necesidad de reformas legales y políticas, la responsabilidad de rendir cuentas y la educación sobre derechos humanos.


El OIJJ elogia la publicación de esta guía cuyo objetivo es dar acceso a la justicia a niños en situaciones muy vulnerables en los centros de protección. Cuando estos centros fallan a aquellos que más necesitan de su cuidado, herramientas como esta guía pueden ser de mucha utilidad tanto a las víctimas como a los profesionales que trabajan a su favor.    




Los chavales de «Montando el Local» descolgarán los teléfonos

 «III EDICIÓN DE CUENTOS POR TELÉFONO»


El próximo 21 de Abril, de 19h a 22h, 

los chicos y chicas de 14 a 19 años del grupo PREMIUM de «Montando el Local» 
descolgarán los teléfonos de la Biblioteca "Hans Christian Andersen" y 
contarán cuentos para todas aquellas personas que lo deseen, 
conmemorando así la Noche de los Libros y como antesala del "Día del Libro" (23 de abril). 


Y ahora tocan... ¡¡CUENTOS!! 

Bienvenidos y bienvenidas a la

 «III EDICIÓN DE CUENTOS POR TELÉFONO»

Animáos a llamar a esos teléfonos y os alegraremos el rato. Cuentos preciosos para todas las edades. 

Esperamos vuestra colaboración. 
Os pedimos que, en la medida de lo posible, difundáis la actividad: imprimiendo el cartel y colgándolo en vuestros centros de trabajo, barrios y pueblos, que llegue a las escuelas infantiles y centros escolares o,simplemente, pasad esta información a vuestros contactos. 

 Podréis dejarnos vuestra opinión 
.- vía Twitter (@montandoellocal
.- o Instagram (Montando el Local) con el hastag #cuentosxtelefono
.- y seguirnos en nuestro canal de YouTube (Montando el Local).

¡Un abrazo!

Educador@s:

Esther Navarro Cabañes
Miguel Gómez Cebrián 

 

 "Montando el Local"
«Montando el Local» es un proyecto socio educativo  de la Mancomunidad de Servicios Sociales Mejorada-Velilla que trabaja con chicos y chicas (11-18 años) y sus familias con el objetivo de mejorar sus habilidades sociales, la resolución de conflictos,  la educación emocional y la participación social. Los niños y niñas, divididos en cinco grupos, trabajan por proyectos anuales y, además, realizan acciones puntuales como la "campaña de reyes", la "Noche Joven" o "Cuentos por teléfono".

En el año 2015, las Bibliotecarias de Mejorada, aliadas de «Montando el Local», proponen a los chicos y chicas participantes realizar una acción que dinamizase el Día del libro. Las y los participantes del proyecto, acompañados de sus educadores, trabajaron para pensar y desarrollar una idea que se transformase en una propuesta atractiva y viable  para conmemorar ese día. Así nace "Cuentos por teléfono"; con el objetivo de llevar historias para alegrar el día a aquellos y aquellas que están preparándose para ir a dormir, que descansan después de un día duro o para las personas que están solas o no pueden salir de casa.  

Tras dos ediciones exitosas, este año, los niños y niñas decidieron dar un paso más y celebrar también el Día de la Poesía con "Poemas por teléfono", el día 21 de febrero. Fue una actividad de gran éxito: los teléfonos no dejaron de sonar en toda la tarde. 

Os dejamos una gráfica con información de las llamadas que recibimos:
 image2.JPG
Proyecto de intervención socio-educativa con chicos y chicas de 11 a 19 años. 
Mancomunidad de Servicios Sociales Mejorada-Velilla.

Teléfono: 661 41 44 02


Las Reglas de Juego, Jornada OCTA





PROGRAMA

Introducción:
   Representante Comisión de Cultura. (Congreso de los Diputados)
   Sr. Valentí Gómez-Oliver. (OCTA)

10’00 A. infancia y Adolescencia; padres y madres-educadores.
 Relatora-Moderadora: Sra. Inés Bebea. (OCTA)

A.1 ¿Qué hace la infancia con las pantallas? Proyección videos; intervenciones de infancia; Móviles; participación colegios;…

A.2 ¿Cómo usan los adolescentes las pantallas? Utilización nuevas tecnologías; videos; en la escuela; en el juego; en casa; intervención de adolescentes (colegios)…

A.3 Padres y madres y educadores.
     1. Riesgos de su uso “indiscriminado”
     2. Beneficios de un uso “sostenible”
     3. La impor tancia de la educación
     4. La labor de los padres y madres

12’00 Pausa/Descanso

12’15 B. Estado de la cuestión: el punto de vista de los grupos políticos/as y de los estudiosos/as

B.1 Participación de los representantes de los grupos parlamentarios del Congreso de los Diputados,  [Popular; Socialista; Confed. de Unidos Podemos/ECP/EM.; Ciudadanos; Esquerra Republicana; Vasco (EAJ-PNV); Mixto] para exponer su punto de vista y las propuestas básicas para mejorar la actual situación.
Moderadores: Sra. Mar ta Pellico. (OCTA); Sr. Domingo Malmierca. (OCTA)

B.2 Participación de un grupo de estudiosos y especialistas: Neuropsicólogo Ignacio Calderón; Prof. Estefanía Jiménez y Prof. Agustín García Matilla, para ofrecer su punto de vista y comentar las cuestiones más significativas y problemáticas del argumento.

Moderadoras: Sra. Rosa Belda. (OCTA); Sra. Olimpia García. (OCTA)

14’00 Almuerzo.

15’30 C. Foros de Debate y Conclusiones.

C.1 Foro sobre “la importancia de la educación”: alfabetización en comunicación, educación mediática y digital de la infancia, adolescencia y profesores par tiendo de visión humanista y no sólo tecnológica; situación actual y necesaria alianza de la educación y los medios de comunicación, dentro del futuro pacto educativo
Relator: Prof. Agustín García Matilla. Decano Facultad Ciencias Sociales, Jurídicas y de la Comunicación de la UVa
Moderador: Sr. Ramón Lara. (OCTA)

C.2 Foro sobre “las reglas del Juego”:
control parental, calificación películas, autoregulación, tecnoadicciones, etiquetado, legislación, entes reguladores, publicidad alimentación…
Relatora: Prof. Estefanía Jiménez. UPV/EHU,Investigadora EU Kids Online
Moderador: Sr. Alejandro Perales. (OCTA)

C.3 Foro sobre “los buenos usos de las pantallas” y su impor tancia para la comprensión del mundo y la “re-creación” del mundo en el que vivimos…
Relator: Dr. Ignacio Calderón
Moderador: Sr. Kepa Paul Larrañaga. (OCTA)

C.4 Conclusiones de la Jornada.

Las ayudas sociales, ¿trampa o trampolín?

¿Son dependientes los beneficiarios de la asistencia social? 
Conceptos, medición y resultados para países seleccionados.


Immervoll, H., et al., 
Are recipients of social assistance ‘benefit dependent’? 
Concepts, measurement and results for selected countriles. 
 Serie: OECD Social, Employment and Migration Working Papers n. 162, París, 
Organisation for Economic Co-Operation and Development, 95 p., 2015.



Para algunas familias, las prestaciones económicas que garantizan unos ingresos mínimos son determinantes a la hora de prevenir situaciones de pobreza. Estas ayudas económicas constituyen, desde hace años, uno de los pilares de los sistemas de bienestar europeos. Siempre ha existido un debate sobre estas prestaciones, pero con la llegada de la crisis económica están más que nunca en el punto de mira. En primer lugar, porque, a consecuencia de la crisis, su uso ha aumentado, y por otra parte, porque se han acentuado las exigencias de control del gasto destinado a ayudas económicas.

En el foco de atención, se encuentran aquellas personas que supuestamente hacen un uso fraudulento de estas prestaciones. Otra de las críticas dirigidas hacia estas ayudas sociales consiste en que, en algunos casos, la dependencia hacia ellas ‘se cronifica’, desincentivando de esta manera la inclusión laboral de los perceptores. Esta última cuestión podría llegar a poner en entredicho las ayudas sociales, y es lo que suscita el interés de los autores de este informe.

Esta publicación, que es el resultado de un trabajo colaborativo entre la Organización para la Cooperación y el Desarrollo Económicos (OCDE) y la Unión Europea (UE), pretende hacer una revisión del sistema actual de ayudas sociales y del uso que se hace de ellas en algunos de los Estados miembros de la OCDE y la Unión Europea. Los datos empleados en el estudio van desde finales de la década de 2000 a principios de la de 2010.

Para describir la dinámica de uso de dichas prestaciones, se analiza, en primer lugar, en qué medida los usuarios reciben y dejan de percibir las prestaciones económicas durante un periodo determinado. En esta primera parte de la investigación, se comparan ocho países: Alemania, Canadá, Letonia, Luxemburgo, Noruega, los Países Bajos, el Reino Unido y Suecia. El uso más prolongado de estas ayudas se encuentra en Luxemburgo y los Países Bajos, mientras que Letonia, Noruega y Suecia presentan los porcentajes más elevados de personas que a lo largo de un año dejan de percibir las ayudas económicas.

En segundo lugar, se estudia la duración de los periodos durante los que se reciben ayudas sociales en Letonia, Luxemburgo, Noruega, los Países Bajos y Suecia. En Letonia, Noruega y Suecia, las ayudas se perciben durante una media de 2-3 meses, mientras que el periodo medio de percepción en los Países Bajos y Luxemburgo es bastante más largo, de 9 y 15 meses, respectivamente. No obstante, los resultados del análisis también ponen de relieve que mientras que las ‘recaídas’ son bastante frecuentes en Letonia, Noruega y Suecia, constituyen un fenómeno poco frecuente en los Países Bajos y Luxemburgo. Los autores observan, sin embargo, una gran heterogeneidad en el uso que se hace de las prestaciones económicas, por lo que la media no siempre es un buen indicador del uso real.


La última parte del estudio se dedica a estudiar en qué medida percibir ayudas sociales durante un periodo constituye un factor de riesgo para llegar a percibir prestaciones económicas en el futuro. Parece claro, indican los autores, que recibir ayudas un año determinado aumenta considerablemente el riesgo de hacerlo también durante el siguiente. Este hecho sugiere que podría haber personas ‘dependientes’ de la asistencia social. 
No obstante, los autores señalan que, en este contexto, es necesario tener en cuenta el perfil de quienes de manera repetida recurren a las prestaciones económicas: si estas personas reúnen características tales como, por ejemplo, tener un nivel educativo bajo, o ser madre o padre monoparental, no se podría hablar de facto de una dependencia. La dependencia a largo plazo de los sistemas de protección social se produce, según los autores, cuando el propio sistema provoca, de alguna manera, esa supeditación. 
La sobrerrepresentación de determinados colectivos entre los usuarios de las ayudas sociales no debe entenderse, por tanto, como un signo de dependencia, sino como un indicador de que existen grupos poblacionales con mayores necesidades de ayuda que otros. 

Por ello, el informe concluye subrayando la importancia de recopilar información sobre el perfil de los usuarios que permanecen largos periodos como perceptores de ayudas sociales. Únicamente actuando de esta manera es posible diseñar un sistema de protección social que, por un lado, proteja a los ciudadanos de situaciones de pobreza y, en segundo lugar, promueva la inclusión laboral de los colectivos más vulnerables ante el desempleo.

Meta 1 del ODS 4: Ningún niño, niña o joven sin educación

Campaña Mundial Educación


En 2015, 196 Estados firmaron los Objetivos de Desarrollo Sostenible, que constituyen un plan de acción mundial formado por un conjunto de 17 objetivos ­–cada uno de ellos está dividido en una serie de metas específicas, 169 en total– de carácter integrado, indivisible y universal que deberán alcanzarse en 2030. En ese mismo año nace la Agenda de Educación 2030, marco de acción que incluye tanto la Declaración de Incheon como el Objetivo de Desarrollo Sostenible 4 (ODS4): “Garantizar una educación inclusiva, equitativa y de calidad, y promover oportunidades de aprendizaje durante toda la vida para todos”.
El ODS4 se divide a su vez en 10 metas o pasos necesarios para su consecución: escolarización universal en primaria y secundaria, calidad de la educación, igualdad de género, enseñanza preescolar, acceso a formación superior, alfabetización y aprendizaje de personas adultas, entornos educativos inclusivos, profesorado suficiente, cualificado y motivado, becas y promoción del desarrollo sostenible.

Con motivo de la SAME 2017, que este año se celebra del 24 al 29 de abril, trataremos de familiarizarnos con el ODS4, centrado en el derecho a la educación, y cada una de sus 10 metas.

LA META 1 DEL ODS4: NINGÚN NIÑO,  NIÑA O JÓVEN SIN EDUCACIÓN
Según los últimos datos publicados por la UNESCO en su Informe de seguimiento de la educación en el mundo (GEM, 2016), 263 millones de niños y jóvenes no están escolarizados. La cifra equivale a la cuarta parte de la población de Europa e incluye a 61 millones de niños en edad de cursar la enseñanza primaria (6-11 años), 60 millones en edad de cursar el primer ciclo de secundaria (12-14 años) y 142 millones de jóvenes en edad de cursar el segundo ciclo de enseñanza secundaria (15-17 años). La mayor parte de ellos vive en el África Subsahariana, donde más de la mitad de los niños no se han inscrito en la escuela.
Son cifras estremecedoras. En primer lugar, porque se está vulnerando el derecho de estos millones de niños, niñas y jóvenes a recibir una educación de calidad. Pero también porque la educación es, sin duda, la herramienta más poderosa para erradicar la pobreza, reducir la desigualdad y acabar con la exclusión.  Y, sin embargo,  seguimos permitiendo que millones de personas sigan sin tener acceso a la llave para un mundo mejor.
En este sentido, los ODS son un rayo de esperanza. La comunidad internacional se ha propuesto revertir esta realidad y reducir a cero estas cifras a través de la primera meta del ODS4, que plantea velar por que, en 2030, “todas las niñas y todos los niños terminen los ciclos de la enseñanza primaria y secundaria, que ha de ser gratuita, equitativa y de calidad y producir resultados escolares pertinentes y eficaces”. No obstante, y a pesar de los avances en los últimos años, no es un reto sencillo.
La falta de acceso a la educación de estos niños, niñas y jóvenes se debe a causas complejas y diversas, como por ejemplo vivir en contextos de emergencia, carecer de recursos económicos suficientes, la discriminación, la desigualdad de género, o una mezcla de todas ellas. Las cifras lo demuestran:
  • En todo el mundo, 63 millones de niños, niñas y jóvenes viven en zonas afectadas por conflictos armados, lo que supone un 24% del número total de niños y adolescentes sin escolarizar.
  • La enseñanza primaria y el primer ciclo de la secundaria son obligatorios en casi todos los países, mientras que el segundo ciclo de secundaria no lo es, motivo por el cual los jóvenes entre 15 y 17 años tienen cuatro veces más probabilidades de no estar escolarizados.
  • Las niñas tienen más probabilidades que los niños de no asistir nunca a la escuela: 15 millones de niñas en edad de cursar la enseñanza primaria no tendrán nunca la oportunidad de aprender a leer ni a escribir. La desigualdad de género en el acceso a la educación es aún más acusada en contextos de pobreza.
  • En los países en desarrollo, la matrícula en la educación primaria ha alcanzado el 91%, pero 57 millones de niños siguen sin escolarizar.
A pesar de lo que pueda parecer, no todo son malas noticias. En el año 2000, los Gobiernos reunidos en el Foro Mundial de la Educación de Dakar reafirmaron su compromiso con la iniciativa Educación para Todos (EPT), comprometiéndose a que todas los niños y niñas del mundo tuvieran acceso a una educación básica de calidad para 2015. El plazo venció hace algo más de un año y, si bien la meta de universalizar la educación primaria no se ha cumplido por completo, los avances son innegables: el número de niños y niñas sin escolarizar en la educación primaria se ha reducido en más de un 40% desde 1999.
Ahora, a través de los Objetivos de Desarrollo Sostenible –y en concreto la meta 1 del ODS4tenemos otra oportunidad para hacer valer el derecho de todos los niños, niñas y jóvenes a recibir una educación primaria y secundaria de calidad, fortaleciendo así las raíces de unas sociedades más justas, un mundo más sostenible y, en definitiva, un futuro mejor. Está en manos de todos y todas. Por eso, os invitamos a sumaros este año a la Semana de Acción Mundial por la Educación, para demostrar juntos a nuestros representantes políticos que esta vez no vamos a dejar pasar esta oportunidad.

Voluntariado para niñas y niños.

Elizabeth García. 


Porque a participar se aprende… ¡participando!


…participando en la vida y las decisiones que se toman en familia, en la escuela, con los amigos, en el barrio o la ciudad en la que viven.


Una buena forma de participar en la vida de la comunidad es a través del VOLUNTARIADO. Aunque en muchos países no está muy extendida la idea, cada vez existen más organizaciones que ofrecen alternativas para que los niños y niñas, acompañados de sus familias, puedan participar en actividades solidarias. La SOLIDARIDAD es un valor con el que los niños han de familiarizarse desde una edad temprana y el voluntariado es una buena forma de aprender que nuestras acciones, por pequeñas que parezcan, pueden cambiar el entorno y mejorarlo.


¿Qué le aporta a un niño o una niña participar en un voluntariado?

  • Le ayuda a conocerse mejor y a conocer mejor su entorno.
  • Le permite identificar aquellos temas que le generan más sensibilidad y con los que se siente más motivado a la hora de colaborar.
  • Le sirve para empezar a reconocer la importancia que tiene la participación activa de los ciudadanos en la sociedad.
  • Hace que aumente su sentido del compromiso y la responsabilidad social.
  • Le da la oportunidad de conocer a otros niños y niñas con inquietudes similares.

¿A partir de qué edad se recomienda que un niño/a participe como voluntario/a?

No hay un criterio estándar, depende de la ley de voluntariado de cada país y de la oferta de actividades voluntarias. En cualquier caso es recomendable que empiecen acompañados de sus padres/adultos responsables y que la actividad sea adecuada a su edad/nivel de madurez. Es imprescindible que los niños y niñas participen en la elección de la actividad les interesa o en la que les apetece colaborar.

¿Qué tipo de organizaciones ofrecen la posibilidad de participar a los niños y niñas o a las familias en un voluntariado?

Depende de cada municipio, de cada ciudad y de cada país pero en general suele haber propuestas que llegan desde las instituciones públicas, asociaciones, ONGs y muchas veces del propio centro educativo o de la comunidad religiosa en la que participa la familia. Es cuestión de preguntar y elegir aquella organización y actividad con la que nos sentimos más identificados y con las que realmente nos apetece colaborar. También podemos ser nosotros los que pongamos en marcha una nueva propuesta de voluntariado pero es importante que se haga de forma organizada y en colaboración con alguna de las entidades que gestionan este tipo de actividades solidarias para conseguir un mayor impacto.

¿Cuándo pueden participar los niños o las familias en un voluntariado?

Puede iniciarse con actividades puntuales durante el fin de semana o las vacaciones de verano e ir buscando el compromiso que cada uno quiera y pueda mantener en el tiempo.
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Hablamos con Luz Adriana González 
responsable del voluntariado en Hacesfalta.org en España. 

Luz ¿qué dice la ley de voluntariado sobre la participación de menores en voluntariado?

Un menor de edad puede ser voluntario, sólo que es necesario la autorización de sus padres o tutores para hacerlo. Tal y como lo contempla la nueva ley de voluntariado “Los menores de 16 años y mayores de 12 podrán llevar a cabo acciones de voluntariado si cuentan con la autorización expresa de sus progenitores, tutores o representantes legales”. Encontrarás que hay muchas ofertas que exigen tener la mayoría de edad, esto se da en ocasiones porque el tipo de trabajo en el que colabora el voluntarios es algo de riesgo o responsabilidad mayor, para lo cual deber ser mayor de 18 años. Pero en hacesfalta.org también se publican oportunidades para menores, aquellas que no ponen como requisito la edad o que incluso especifican que puedes ser menor de edad.

¿Qué organizaciones son especialmente referentes promoviendo el voluntariado en familia?

No es fácil encontrar actividades voluntarias específicas para los niños, lo que sí es más común son las organizaciones que tienen ofertas en las que pueden participar los voluntarios con sus hijos, como puedes verlo en las ofertas de este enlace. Ocasionalmente alguna entidad diseña un programa de voluntariado específico para menores, como este de AIPC Pandora, pero son muy pocas las que lo hacen.

¿Dónde se pueden dirigir las personas interesadas en recibir información para hacer voluntariado con sus hijos?

En hacesfalta.org, dentro de las opciones de búsqueda encuentras un categoría que se llama adolescentes y si la pinchas y la combinas con la provincia donde resides, te aparecerán las ofertas en las que podría participar un menor de edad. En este caso, lo mejor es que la madre o padre se inscriba en las ofertas. Es importante aclarar que los voluntariados de nuestra página no son directamente con nuestra fundación, sino que facilitamos que otras organizaciones se anuncien en nuestro portal. Una vez te inscribes, la ONG responsable contactará con el interesado vía email o teléfono.

¡Muchas gracias Luz!

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En Estados Unidos la idea de que los niños y niñas participen en actividades voluntarias está más extendida y es habitual que desde pequeños participen activamente en la vida de su comunidad.


Hoy hablamos  con Allison Johnson y con Arielle Scherr  sobre la labor que realiza en Austin (Texas) la organización local Little Helping Hands (entrevista traducida).

Allison ¿con qué tipo de población trabajáis y en qué tipo de proyectos colaboran las familias?

Little Helping Hands conecta organizaciones sin ánimo de lucro con familias que desean participar con sus hijos, con una edad mínima de 3 años, en actividades voluntarias en Austin. A través del calendario que tenemos en la web las familias pueden ver las oportunidades que existen y apuntarse para acudir  directamente el día que esté planificada la actividad.  Tenemos proyectos muy variados que trabajan con personas que viven en la calle, niños y familias con necesidades, cuidado y protección de animales, desarrollo e involucración de jóvenes en proyectos sociales, acompañamiento de personas mayores y cuidado del medio ambiente.
Para los adolescentes tenemos programas específicos en los que les formamos y animamos a que lideren proyectos específicos en la comunidad.

¿Cuáles son vuestras fuentes de financiación para cubrir los costes derivados de vuestra actividad (personal, material, local…)?


¿Cuál fue el impacto de vuestras acciones en 2016?

  • 3.185 familias participaron en alguna de nuestras actividades voluntarias.
  • 5.832 voluntarios fueron niños y niñas entre 3 y 17 años. 
  • Colaboramos con 87 organizaciones sin ánimo de lucro.
  • Más de 13.000 horas de voluntariado de las cuales más de 4.000 se dedicaron a las personas sin hogar, alrededor de 2.800 horas a familias con necesidades específicas, 1.900 horas destinadas a proyectos medioambientales, 1.200 horas a proyectos sociales con personas mayores y aproximadamente 1000 horas dedicadas al cuidado y protección de animales.
 ¡Muchas gracias Arielle y Allison!


ARTÍCULOS y RECURSOS